Gardner non muore mai
Sono qui su una sedia qualunque e la testa ancora attaccata al collo, forse per poco, fa niente. Per la storia che sta per iniziare è del tutto sufficiente. Comincia così. Marco detto Gardner dai così detti amici è nato trentadue anni fa in un paese quasi più insignificante di lui, Mercole, fra Lecce e Brindisi, in mezzo al niente. C'è una statale tutta bella levigata che lo attraversa, le luci elettriche dei lampioni perfidi che fanno riflessi rossastri sulle strisce bianche della strada, il bar del paese aperto e in attesa di clienti che non arriveranno mai sembra più un ospizio per disorientati e qualcuno, solo, c'è; chiome di alberi ben curati ai lati sventolano poco epicamente da una parte e dall'altra, una macchina passa raddoppiando volgarmente il limite di velocità previsto, ecco il paese è finito. Mercole scritto maiuscolo su di un cartello con una bella barra rossa che quasi ricorda la divisa di un carabiniere. Sono le cinque e zero due nella stanza di Gardner, l...