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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Una giornata normale

 Fra poco più di un mese avrò l'esame parziale di anatomia, ossa e muscoli. Non mi ricordo nulla e già ho deciso che mercoledì mattina, all'incontro da favorito che avrò con uno degli ordinari, darò tutta la colpa all'En - per gli amici Delorazepam - che mi dà amnesia e insomma non mi fa ricordare le decine, centinaia di nozioni necessarie a superare l'esame con dignità. Scriverò pertanto a caso, come facevo da giovane e scapestrato, quando ancora non avevo capito quanto mi sarebbe costato vivere in quel modo sbagliato. Il peroniero breve, quello lungo, l'estensore lungo dell'alluce, il flessore lungo delle dita, il quadrato dei lombi e il quadrato del femore. Il magico ileopsoas, l'inevitabile tensore della fascia lata e ultimo ma non meno importante il sovraspinato, che se la gioca quanto a tirarsela sui tendini con il trapezio e il sottoscapolare. Per non parlare del romboide, del diaframma, del coracobrachiale e di quella maledetta testa di cazzo del gra

Il dolore infinito

 Insomma, dopo il cancro di mia sorella - che l'ha uccisa - e dopo il cancro di mia mamma - che l'ha uccisa - e dopo il cancro al rene di mio babbo - che non l'ha ucciso - adesso abbiamo per lui anche un cancro alla prostata, che è peggiorato. Io Dio non so se esisti o se ce l'hai con me per qualche motivo. Se è così, ti prego di farmelo sapere e farò del mio meglio per espiare i miei peccati. Ma sono stanco, davvero stanco e triste di tutto questo dolore. Potresti darmi una pausa? Che so, anche un paio di mesi andrebbero bene. Puoi farlo, Dio? Puoi? Ti prego. Dopo tutto, sono pur sempre un intellettuale fallito e vorrai scusarmi se metto le preghiere per iscritto. Mi sembrano più serie, più funzionali: sono le mie strane idee. Leggevo l'altroieri un articolo che parlava della guerra in Afghanistan. I soldati afghani, quelli armati dagli Americani contro i Talebani, avevano come usanza quella di tenersi dei bambini come schiavi sessuali. Ma agli Americani - che nei

Qualcosa di dolce

 Questa tizia è polacca, non più alta di un metro e sessanta. Pur non essendo, io, particolarmente alto, con le zeppe da dieci centimetri mi arriva al petto ed è una cosa che dico con uno studio di proiezione non avendola avvicinata a sufficienza... Mora, occhi scuri, capelli fino alle spalle. Non ha niente di esteuropeo. Lavora in una gioielleria e ha come collega una delle migliori persone che conosca, o che come tale mi si presenta. Quando arrivo ho un giubbotto di pelle, la barba incolta e dei jeans abbastanza puliti. Nell'insieme, non faccio più di tanto schifo. Ma Patrizia non mi piace. Sembra solo una bambola, non intravvedo nessuna intensità in lei. Sento che scoparla sarebbe più meccanico di un giunto cardanico. Siccome ho una mente condannata all'immaginazione, mi accorgo solo che nella mia fantasia fra cinque anni me la ritroverei fra le palle con qualche ruga in più ad urlarmi contro perché non ho portato fuori la spazzatura. E infatti, per quanto blandamente incora