L'Eros cosmogonico

 

«L’uomo conosce legami sentimentali, rapporti di interesse, l’entusiasmo per la vicinanza di idee e di principii, persino la coscienza della comunanza di stirpe e di sangue, ma, a uno sguardo profondo si mostrano tutti affetti dall’impronta decadente dell’astrazione, dalla propensione alle mere dottrine e alle formule etiche. Per essere preservato da ogni forma d’idealismo, il ‘mistero dell’Eros’ dovrebbe essere rinnovato nella “fratellanza del sangue”, nell’unione dei suoi seguaci, e solo questi termini darebbero luogo all’Eros cosmogonico. La corporeità è la rappresentazione fisica dell’anima del mondo, il simbolo fluente di immagini vive; solo allora si manifesta l’occhio del Dio che crea il mondo e, di fronte alle passioni profonde, il velo dell’involucro materiale si fende e inizia ad ardere la luce dell’anima elementare. Va però scongiurato il pericolo che il pathos della grande passione scambi il simbolo con la persona amata, e che questa venga elevata a Dio al posto della divinità: da qui ha inizio la tragedia dell’Eros. Demone dalla forza poderosa, al tempo stesso sovrannaturale e naturale, “il più bello fra tutti gli Dei immortali” sorge dallo smisurato abisso dell’uovo del mondo; di natura androgina e recante in sé i germi dell’Olimpo divino, l’Eros demiurgico fa sprofondare il Caos e penetra con “raggiante lume” la notte»

 

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