Autogrill, Sabrina, maglietta con capezzolo
Ho scoperto come fare quando salgo in cima alla scala mentre cerco di ricordare per l'ennesima volta cioè all'incirca la ventesima quali sono le collocazioni topografiche delle auricole cardiache. Prima di buttarmi grido fortissimo che sono su entrambi gli atrii e poi mi lascio cadere sulla coperta dove la sera prima ho lasciato Irriducibile di Faggin. Non scrivere, allora. Vuoi raccontare una storia? Conta questo: da ragazzo mi piaceva il nome Sabrina. Tutte quelle che si chiamavano Sabrina avevano qualcosa che mi attraeva. "Ciao, perché mi guardi?", caviglie scoperte, occhi tondi e volgari, capelli lavatissimi, scarpe lucide e a punta. Bassa. Reagisco con lo sguardo del bove e passo oltre. Poi la osservo come un cacciatore deluso dalla preda che risale a bordo di una Toyota Yaris tutta rigata sul fianco. Manco sai guidare, Sabrina, come avevo letto il nome due giorni prima sulla targhetta affissa due centimetri sotto il capezzolo coperto dalla maglietta in cotone ultra-economico dell'autogrill dopo che le avevo chiesto... un caffè! Cotone rosso, si badi bene. E così l'avevo seguita, pattugliata, molestata, identificata, spaventata e infine trovata. Tutto per vivere i miei deliri e lasciare piene di farmaci le scatole di farmaci. Pioveva nella più bella storia che abbia mai scritto e che perlopiù mi valse la conquista assoluta e prevaricante di ben cinque passere con la fica fattasi umida dalla mia penna su tastiera elettronica. Si chiamava Catch 22, in Britannia l'evento raro e irripetibile, la storia di un pazzoide come me che spiega tutto quello che gli è successo ventiquattro ore prima mentre guidava di notte e scazzatissimo con accanto l'acida-stronza della sua fidanzata. "Alla fine è andata così, commissario. Non so dirle perché abbia tracce dei suoi capelli sotto le unghie". Insomma, le stronze muoiono. I matti vivono. Eccomi, sono la violenza in forma di cazzo ancora funzionante. E sarò perdonato. Non ci sono neurologi che tengano né tantomeno psichiatri. Intelligenza, spada sulla mia cervice. E pure Sabrina... viva gli Autogrill!
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