Casting con psichiatria

 Insomma sono andato a T. per un casting. Non c'era nessuno. Ho firmato un modulo e ho parlato con il regista e i suoi due collaboratori. Lui mi è parso il classico romanaccio; gli altri, più o meno, idem. Al ritorno ho sbagliato strada e ho allungato il viaggio di oltre trenta chilometri sotto un cielo scuro e pesante. Che schifo porca puttana. Odio quella regione di merda. Ho visto alcuni dei suoi video e sono pessimi, tutti. Se quelli che ci recitano sono attori io sono Al Pacino. Quindi è finita qui. Ma avevo bisogno di guidare, è l'unica cosa che mi rilassa i nervi. La dottoressa B., la dottoressa G., la dottoressa M., il dottor C. e financo il dottor B. Sono tutti gli psichiatri che ho incontrato nella mia vita, senza contare gli altri specialisti senza le medicine con cui ho avuto a che fare. Hanno solo peggiorato la mia situazione, a parte il dottor B. da cui andai adolescente solo una volta e accompagnato dai miei e che vidi uscire dal bagno dopo aver cacato, facendomi pertanto ridere (ma con educazione). Se si nasce così, si muore così. Ma vorrei pertanto parlare del dottor C. Ricordo bene le sue scarpe: Adidas bianche con la banda verde, molto modaiole. Quasi completamente calvo con qualche capello tipo filo elettrico che spunta dal pavimento del cantiere, in una giacca a spalle larghe nera, una camicia bianca con due bottoni aperti e un paio di jeans. Sui settant'anni, ex primario. Parlavo e scriveva su un foglio suddiviso in riquadri, cioè una scheda che sul momento mi ricordava molto che sono in uso nelle officine, anche se, come dire, non è che io sia proprio un meccanico. A fine seduta, mi prescrisse mi pare almeno sei farmaci al giorno. Sei, sant'Iddio. Non ne presi neppure uno. Chi legge sa che ricordare tutti questi dettagli è già segno di malattia mentale, con profilo ossessivo-compulsivo e manie di persecuzione. Confermo. Mica se ne può uscire con "la forza del pensiero", esclamò polemica la dottoressa M e la sua s aspra da siciliana. Be', che ne so. Addirittura sono dovuto tornare dal suo collega a farmi intervistare perché voleva fare una pubblicazione sul mio caso. Lo scienziato, però, non sapeva né ricordava quasi nulla della mia storia. Sono queste le mani in cui siamo. Tutto il mondo alla ribalta? Peggio. Senza verità, il teatro è impossibile. Esiste solo il falso. Eppure torno or ora per aggiungere la dottoressa Seconda B., chiamata S. dal maestro maestrone con sprezzante senso di superiorità mascolina e cretina. Una suorina gentile e impedita, con degli strani e brutti stivaletti di pelle che non appena seppe come non fossi v****inato - avevo mentito, abilissimo e perfido, un secondo prima con un secco sì - si alzò di scatto per spalancare la finestra, a un millimetro dal terrore. Quindi cazzo dannato fate pure i duri ma io la vita la conosco bene. Anzi, malissimo. 

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