Epoca zero

 E va bene, è così. È notte e la mia casa gigante, siccome è appena ottobre, non è ancora gelata. Presto comunque lo sarà, spero nel preciso momento in cui non avrò le forze di uscire in giardino a prendere la legna perché immobilizzato sul divano con le stampelle dopo l'operazione alla gamba, che DEVO fare. Soffrire, sempre, senza tregua. Lunedì riprendo a fare lo studente di medicina alla soglia dei 45 anni. Sveglia alle sei e mezza, viaggio in treno di un'ora e ritorno. Avrò una giornata, ne gioisco e me ne rallegro. Un po' come un coglione. Mio padre, ultimo mohicano, ha un cancro alla prostata che per il momento non gli dà problemi. Le altre due mohicane, sorella e madre, già morte da anni per un tumore a testa, come le carte d'estrazione alla tombola della sagra. Ma stasera ero al cinema a vedere Asteroid City: una defecazione nichilista e perfettamente confezionata, che mi ha fatto anche ridere e pure dato la voglia di darmi alla guerra santa per uccidere Tom Hanks incidendogli la nuca con una croce e, se possibile, uscire con Margot Robbie per vederla fumare una sigaretta. E c'era il pittore, quello con la faccia oblunga e lo sguardo ammaliante e infingardo della crudele definizione di ciò che si può sperare, cioè nulla. Dalle poltrone, in fondo, mi ha chiamato per nome - Q. - e mi è uscito un sorriso che il manuale dei sorrisi definirebbe autentico: contrazione dei muscoli oculari armonizzata a quella della bocca. Invece era falso e vatti a fidare della scienza, dei vaccini, del Covid, delle facce di cazza con la testa piena di merda come una fogna che in palestra camminano come se nulla fosse, come se, davvero, non stessimo vivendo quello che quasi sicuramente è il più grande incubo nella storia dell'umanità: essere uccisi, lentamente, tutti, da chi comanda. Dopodiché abbiamo il signor Tot - penna più che brillante, grandguignolesco accumulatore seriale di sfregi, uomo di sani e onesti principi che gioca la partita dell'esistenza nella posa del cinico disilluso - che mi ha onorato - sono molto serio - di una citazione nel suo blog. Che tuttavia (lo dico come un giudice dietro lo scranno, prima di alludere a una sentenza che cambierà l'esito atteso e deluderà le avvocatesse) non consiglio perché ne sono un lettore accanito da anni e pure mi ha fatto solo male, un po' come gli psicofarmaci. Sì, cari amici della nebbia perché questa cosa dovete proprio saperla. Ero un genio, di quelli veri. Vedevo connessioni incredibili ovunque, la mia mente volava alta e invincibile come un bombardiere sulla capitale dell'Impero. Ora no. Funziono. Dormo male ma funziono. Il trittico, dannazione. Un farmaco si chiama come una pittura di Giotto e ce l'ho nella credenza. È verde, il beneamato signor Trazodone. San Trazodone, santo patrono degli Albigesi che nel 1293 sarò ritratto da Giotto in un Trittico di icone che lo celebra insieme a San Giuseppe e Maria Vergine, affisso alle pareti del Museo della Cattedrale di Abbiate Grasso, zona dove la COMUNITÀ SCIENTIFICA ha registrato con notevole significatività statistica un alto consumo di Trazodone. Ma non di Trittico, pensò dall'altra parte del tempo il contemporaneo Giucas Casella, inviato dal romanziere nel 1293 per rendersi conto che se la gente avesse saputo settecento anni dopo qualcuno si sarebbe preso gioco del Trittico e di Trazodone probabilmente l'avrebbe ucciso. Fu così che Giucas Casella non disse niente e continuò ad ammirare il verde Trittico, colore mirabile. Ai bei tempi sarei riuscito a inventarmi una storia bella credibile fra psicofarmaci e Medioevo. Però, posso dirlo, signorina dottoressa? Sono una vittima vera di questa epoca a zero. A zero, così. Come nel grafico che ti spiegano alle superiori e di cui non ho mai capito la metà di un cazzo, in cui alla fine - non si sa perché - il tizio competente in matematica almeno due volte al minuto ti parla di questo numero che non è numero e che alla fine tutto dipende da lui. Se non ci fosse... ecco, l'epoca è zero. Che dovrei dirvi, amici della nebbia? Che ho delle vecchie scritture che a rileggerle mi viene voglia di tagliarmi le palle con calma e sdegno virile? Erano poderose, eccezionali. Non questa melmetta lirica da: 1) paziente psichiatrico; 2) intellettuale polverizzato; 3) educato serial killer senza aver mai ucciso nessuno. Per ora e per sempre, se possibile Dio. Grazie. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Il più grande scrittore di tutti i tempi

Effetti sparsi

Medicina, o morte