Gli ultimi orrendi giorni della mia vita

 Sto invecchiando a vista d'occhio circondato e ignorato da una selva di ventenni stronzi che non sanno un cazzo della vita. Questo è ciò che significa rimettersi a studiare medicina a 43 anni suonati. Ieri sera, a cento metri dalla squallida stanza che ho affittato per dormire nella città di F., ho deciso di entrare in un piccolo giardino aperto al pubblico. Molto ordinato, con un cartello tutto pulito che spiegava molto correttamente come fosse: vietato non raccogliere la merda dei cani, urlare, giocare e mangiare. Ho aspettato per un po' guardandomi intorno per individuare il luogo più oscuro e alla fine mi ci sono cacciato dentro e così ho potuto urlare, ma, purtroppo, solo al 40% delle mie possibilità perché alle mie spalle c'era un palazzo con quasi tutte le finestre illuminate e non volevo attirare l'attenzione né qualche poliziotto nei paraggi con la faccia da culo. Sono solo, stanco, arrabbiato e pieno di dolore. Più o meno come sempre. Sento ogni giorno che le mie facoltà intellettive decadono brutalmente, grazie, vai a capire, agli psicofarmaci o alla malattia mentale che mi brucia da dentro da ormai tre decenni e forse più. Per aver osato dire "sei bella" a qualcuna delle studentesse mie compagne di corso sono stato accusato di non essere consono, per quanto i commenti fossero "innocui" .Che schifo di società. Tutto solo perché non sono particolarmente bello né ricco. Altrimenti si sarebbero fatte trombare nei cessi dell'università gemendo come delle cagne in calore al mio solo schioccare delle dita. Quindi devo solo studiare, tacere, parlare con me stesso e non far altro che tirare avanti come un insetto. Né posso bere sfogandomi con gli alcolici o sfogarmi con la boxe. Il fegato non me lo permette. La gamba non me lo permette. Non so come potrà andare a finire. Sono al limite delle forze. Veramente al limite, signori della corte. Vaffanculo.

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